Nell’aula magna del Caselli Real Fabbrica di Capodimonte, il 22 novembre alle 16.00 si è svolta la presentazione del libro “Ceramica arte libera” presenti l’autrice Irene Biolchini, Claudia Casali direttrice del MIC Museo della Ceramica di Faenza, Giovanna Cassese presidente Isia di Faenza, Diego Cibelli artista e alcuni degli studenti del corso serale!
VIVA CERAMICA ARTE LIBERA
IL LIBRO
Quando la visionarietà degli artisti incontra la sapienza antica, anzi arcaica, degli artigiani spesso nascono dialoghi imprevedibili. È accaduto e avviene regolarmente nel mondo dell’arte, anche nella contemporaneità. La ceramica è uno degli ambiti più investigati in questo specifico momento storico, per certi versi anche per una propensione un po’ modaiola. Ed è per questo che Viva. Ceramica arte libera, il libro di Irene Biolchini (Ed.Gli Ori pp. 159, 22 Euro) arriva in un momento giusto per effettuare una serie di riflessioni necessarie alla ricostruzione della storia di questa tecnica dal punto di vista delle ragioni primarie che hanno portato gli artisti ad investigarla con approcci differenti.
Si va dalla ricostruzione di alcune importanti rassegne espositive che sin dalla metà del secolo scorso hanno fatto emergere storie e protagonisti della ceramica, attraverso un rapporto viscerale e rizomatico tra tradizione, artigianato e produzione, a una ricognizione sui principali artisti che – soprattutto in Italia – hanno sperimentato il rapporto intimo con la materia: da Lucio Fontana a Giuseppe Spagnulo, da Leoncillo alla Transavanguardia e a Luigi Ontani, che nella Bottega Gatti di Faenza – luogo straordinario, meta di artisti che hanno respirato la ceramica visceralmente, come l’indimenticato Giacinto Cerone – realizza le sue fantasmagoriche allegorie. In filigrana, tra le pagine del libro, c’è il contesto, che Biolchini ripercorre con consapevolezza da studiosa attenta qual è.
«Viva nasce senza madri, senza ombelichi e senza cordoni – racconta l’autrice – È cresciuto dentro le mie molte vite: quella della specializzazione e del dottorato, prima, e della pratica curatoriale, durante e poi. Quando mi sono seduta per scriverlo mi sono accorta che lui sgorgava fuori, libero. Come libera è la ceramica che tento di esaminare».
L’autrice è convinta che la ceramica sia «un modo per combattere isolamenti e uscire dagli studi», d’altronde per modellarla e cuocerla c’è la necessità dell’incontro con l’artigiano sul ring del suo laboratorio. E l’arte torna ad essere esperienza, incontro e scontro sul terreno comune dell’azione.
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